Che cos’è il microdosing?
Il microdosing è una pratica che, negli ultimi anni, ha attirato sempre più attenzione nel campo della salute mentale, della neuroscienza e del benessere personale. Sebbene possa sembrare un termine moderno, le sue radici affondano in tradizioni antiche e in approcci innovativi alla gestione della mente e del corpo. In questo articolo, esploreremo in modo completo e dettagliato che cosa sia il microdosing, come funziona, quali sono le sostanze coinvolte, i potenziali benefici e rischi, e le controversie scientifiche e legali associate a questa pratica.
Definizione di microdosing
Per comprendere appieno il concetto, è importante partire dalla definizione stessa. Il microdosing consiste nell’assumere dosi molto basse di sostanze psichedeliche o psychoattive, generalmente al di sotto della soglia di percezione della loro efficacia psicotropica. Diverse sostanze sono coinvolte, ma le più comuni sono LSD (dietilamide dell’acido lisergico) e psilocibina (contenuta in alcuni funghi allucinogeni).
In termini pratici, un microdose è una quantità di sostanza che non induce effetti visibili di alterazione sensoriale o psichica, come la distorsione della percezione, allucinazioni o alterazioni del pensiero. Tuttavia, si ritiene che anche in questa condizione molto sottile di assunzione possano emergere benefici, come un miglioramento dell’umore, della creatività, della concentrazione, o della produttività, senza compromettere le normali funzioni quotidiane.
Differenza tra microdosing e uso terapeutico
È importante distinguere il microdosing dall’uso terapeutico tradizionale delle sostanze psichedeliche, che utilizza dosi più elevate per trattare condizioni come depressione grave, PTSD (disturbo da stress post-traumatico) o ansia. Mentre l’uso terapeutico prevede dosaggi che producono effetti psicotropi evidenti e spesso sotto supervisione medica, il microdosing mira a un effetto più discreto, invisibile e facilmente integrabile nella vita di tutti i giorni.
La storia e l’origine del microdosing
Seppur il termine “microdosing” sia diventato popolare in tempi recenti, la pratica ha radici antiche e si può rintracciare in tradizioni culturali e spirituali. Ad esempio, alcune comunità indigene utilizzavano piccole quantità di piante sacre con scopi rituali e di guarigione, senza mai raggiungere uno stato di perdita di controllo.
Negli ultimi decenni, però, il microdosing si è diffuso principalmente nella cultura moderna grazie ai movimenti di ricerca, alle testimonianze di early adopters e a studi scientifici preliminari. Tra i pionieri più noti c’è il lavoro di psichiatri e ricercatori come James Fadiman, che ha pubblicato libri e studi dedicati all’argomento. Fadiman e altri hanno sostenuto che il microdosing potrebbe rappresentare una modalità innovativa di usare le sostanze psichedeliche in ambito terapeutico e personale.
Come si pratica il microdosing
La pratica del microdosing prevede l’assunzione regolare di piccole quantità di sostanze come LSD o psilocibina, spesso secondo schede di dosaggio precise. In genere, le dosi sono:
- LSD: tra 1 e 3 milligrammi, che equivalgono a circa un decimo o un ventesimo di una dose ricreativa completa.
- Psilocibina: quantità intorno ai 0,1-0,3 grammi di funghi secchi, ovvero molto inferiori alla dose normale per un effetto allucinogeno.
Una pratica comune prevede un ciclo di assunzione, ad esempio, una microdose ogni 3-4 giorni, per permettere all’organismo di recuperare e di evitare tolleranze eccessive. Questa modalità si basa anche sull’osservazione degli effetti e sull’annotazione delle sensazioni o dei cambiamenti percepiti, in modo da poter adattare le dosi e l’intervallo di assunzione nel tempo.
Modalità di assunzione
Le microdose vengono generalmente assunte per via orale, sotto forma di gocce, capsule o polveri. È importante rispettare le dosi precise e, preferibilmente, utilizzare strumenti di misurazione accurati. La preparazione e l’assunzione devono avvenire in ambienti controllati, possibilmente con il supporto di professionisti o in condizioni di sicurezza adeguate, per minimizzare rischi e complicazioni.
Potenziali benefici del microdosing
Numerosi sostenitori del microdosing hanno riferito vari benefici, anche se la ricerca scientifica è ancora in fase iniziale e non tutti i risultati sono definitivi. Tra i principali effetti positivi segnalati ci sono:
Miglioramento dell’umore e riduzione dell’ansia
Molti utenti affermano di avvertire una sensazione di maggiore ottimismo, meno stress e ansia. Alcuni studi preliminari suggeriscono che piccole dosi di psichedelici possano modulare i circuiti cerebrali coinvolti nella regolazione dell’umore, portando a un effetto antidepressive.
Aumento della creatività e della produttività
Un altro beneficio comunemente citato è l’incremento di creatività, capacità di problem solving e motivazione. Le sostanze psichedeliche sembrano favorire nuove connessioni neuronali e un pensiero più flessibile, senza gli effetti eccessivi di alterazione mentale.
Miglioramento della concentrazione e delle funzioni cognitive
Alcuni utilizzatori riferiscono di avere maggiore chiarezza mentale e miglior concentrazione. Ciò potrebbe derivare dal miglioramento della regolazione emotiva e dalla riduzione delle distrazioni interne.
Supporto nel trattamento di alcune condizioni mentali
Anche in ambito clinico, alcune ricerche stanno esplorando il microdosing come possibile aiuto per disturbi come depressione, ansia, dipendenze e OCD (disturbo ossessivo-compulsivo), con risultati promettenti, sebbene siano necessari studi più approfonditi e scientificamente rigorosi.
Rischi e controindicazioni
Nonostante gli aspetti positivi riferiti da alcuni utenti, il microdosing comporta anche rischi e controindicazioni. Non si tratta di una pratica priva di pericoli, e le sostanze coinvolte sono spesso illegali e non approvate per uso medico in molti paesi.
Effetti collaterali e rischi a breve termine
Anche in dosi estremamente basse, possono verificarsi effetti indesiderati come:
- Ansia o agitazione
- Problemi di concentrazione
- Disturbi del sonno
- Malessere neurovegetativo
In soggetti con condizioni psichiatriche preesistenti, come disturbi bipolari, schizofrenia o disordini di personalità, il microdosing può rappresentare un rischio di aggravamento o di crisi psicotiche.
Rischi di dipendenza e tolleranza
Sebbene le sostanze psichedeliche non siano generalmente considerate droghe ad alta dipendenza, un uso incontrollato può portare a tollanza, cioè alla necessità di dosi più elevate per ottenere gli stessi effetti, e potenzialmente a dipendenza psicologica.
Aspetti legali
In molte nazioni, LSD e psilocibina sono classified come sostanze illegali, e il loro possesso, uso o distribuzione può comportare sanzioni penali. La legalità varia a seconda del paese e della regione, e la pratica del microdosing rappresenta un rischio legale per chi decide di intraprenderla senza un contesto regolamentato.
La ricerca scientifica sul microdosing
Il fenomeno del microdosing ha suscitato un crescente interesse nella comunità scientifica, che però ha ancora molte incognite da chiarire. La maggior parte degli studi disponibili sono di tipo preliminare, spesso basati su autosegnalazioni o piccoli campioni di partecipanti, e mancano di approcci controllati e ammessi.
Tra le ricerche più significative:
- Uno studio pubblicato nel 2020 ha evidenziato miglioramenti nelle funzioni cognitive e nell’umore tra i microdosatori, ma ha anche sottolineato la necessità di ricerche più rigorose.
- Altri studi stanno indagando sui meccanismi cerebrali alterati dal microdosing, come l’alterazione delle connessioni tra le aree prefrontale e altre regioni cerebrali.
Tuttavia, al momento, non esiste una “ricetta” scientificamente confermata per il microdosing, e molte delle prove disponibili sono aneddotiche o di bassa qualità scientifica.
Conclusioni
Il microdosing rappresenta una pratica complessa, intrigante e controversa, che combina tradizioni antiche con le più avanzate ricerche moderne. Pur offrendo potenziali benefici per il benessere mentale, la sua mancanza di una regolamentazione chiara, insieme ai rischi di effetti collaterali e implicazioni legali, richiede cautela e consapevolezza.
In definitiva, sebbene molte persone trovino nel microdosing un modo per migliorare la qualità della vita, è fondamentale avvicinarsi a questa pratica con rispetto, informarsi accuratamente e considerare sempre il supporto di professionisti qualificati. La scienza sta ancora approfondendo questo campo, e per poter consigliarsi in modo responsabile, sarà necessario attendere risultati più solidi e definitivi.
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